Ogni anno il 20 Novembre ricorre il #TDoR, il Transgender Day Of Remembrance, ossia la Giornata Internazionale dedicata al ricordo delle vittime della transfobia, purtroppo ancora fortemente presente nella società.
Per questa occasione il gruppo “Transrespect versus Transphobia” (TvT) ha pubblicato l’ennesimo, avvilente, resoconto annuale del numero delle persone assassinate a causa dell’odio transfobico.
Da questa analisi emergono dati sconcertanti: tra il 1 Ottobre 2018 e il 30 Settembre 2019 in 74 Paesi è stata tolta la vita a 331 persone transgender e gender-nonconforming.
In Italia, il numero delle donne trans migranti trucidate ammonta al 65% del totale delle vittime.
Quella per i diritti delle persone trans non può certo definirsi una battaglia conclusa.
Come Coordinamento Abruzzo Pride, vogliamo denunciare e combattere questa discriminazione ancora vigente in Italia e nel mondo.
Essa si manifesta in moltissimi modi, dai più subdoli alla violenza più efferata: stigma sociale, difficoltà inerenti il percorso per il riconoscimento legale della propria identità e nel trovare lavoro, soprusi, omicidi.
Vogliamo ricordare un delitto transfobico avvenuto in Abruzzo, a Pescara: 12 anni fa Emanuela Di Cesare, nata a Tornimparte, un paesino della provincia aquilana, venne uccisa brutalmente a soli 37 anni.
Il percorso di Emanuela verso la sua vera identità è stato difficoltoso e doloroso, tanto da essere stata costretta a vendere un rene per poter completare la propria transizione.
Il 21 Aprile 2007 le venne fracassato il cranio nella sua casa a Pescara Colli.
“Uccisa a martellate; l’arma è stata utilizzata dal lato appuntito, quello caccia-chiodi”, hanno poi detto.
Il primo colpo le arrivò all’altezza dell’orecchio sinistro. Emanuela ha fatto a malapena in tempo ad alzare il braccio per difendersi.
Ha poi ricevuto altri cinque violentissimi colpi; l’ultimo, vicino alla tempia, quello mortale.
L’assassino è fuggito lasciandola sul divano con il capo coperto da un cuscino, il volume del televisore al massimo ed il gas deliberatamente aperto.
Emanuela fu trovata domenica 22 Aprile dai Vigili del Fuoco, allertati da alcuni vicini allarmati dalle esalazioni.
Quel giorno Emanuela preparò due caffè, uno per sé ed uno per il suo assassino.
Qualche anno dopo, le indagini sono state archiviate e chi l’ha uccisa risulta tutt’ora a piede libero.
Continueremo a lottare per una società aperta, accogliente ed inclusiva per Emanuela e per tutte le vittime della transfobia.